Ottobre: mese della prevenzione del tumore al seno.

Ottobre: mese della prevenzione del tumore al seno.

Ottobre? Il mese della prevenzione per il tumore al seno! Un appuntamento imperdibile per ricordare a tutte le donne l’importanza della prevenzione.

Recenti studi rivelano che una donna su otto è soggetta a questa patologia, mentre circa il 5-7% dei tumori sono ereditari. Le buone notizie sono che la mortalità è in continuo calo e, inoltre, i trattamenti sono sempre più efficaci, mirati e di migliore tollerabilità.

Grazie al costante lavoro della ricerca, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi può dirsi in continuo aumento. Negli ultimi vent’anni è passata dall’81% all’87%. I ricercatori sono sempre più impegnati nello studio dei meccanismi che portano allo sviluppo del tumore, a cercare di predisporre nuovi strumenti di screening per la diagnosi precoce, a valutare l’efficacia di nuovi farmaci contro i diversi sottotipi della malattia, ad analizzare le specifiche alterazioni di ogni singolo tumore per offrire terapie mirate, capaci di contrastare la crescita di cellule neoplastiche e la diffusione delle metastasi.

Tumore al seno, cos’è?

Il cancro della mammella è una patologia caratterizzata dalla presenza di cellule neoplastiche maligne nel tessuto mammario. La ghiandola mammaria è costituita da 19-20 lobi, che a loro volta si distinguono in unità più piccole dette lobuli. I lobi e i lobuli sono collegati fra loro da piccoli canali (dotti).

Dal punto di vista strettamente istologico, vi sono diverse tipologie di carcinoma mammario. Il più frequente è quello duttale che origina delle cellule che costituiscono i dotti; meno frequente è quello lobulare che si origina dai lobi o lobuli. Vi sono poi altri numerosi tipi istologici di carcinoma mammario, ciascuno con le proprie peculiarità, che possono coinvolgere oltre alle ghiandole mammarie anche i linfonodi del cavo ascellare o di altre stazioni, che drenano la linfa dalla mammella.

Le cause scatenanti.

Sebbene le cause principali del tumore al seno non sono state ancora del tutto identificate, la ricerca ha stabilito l’esistenza di alcuni fattori scatenanti che aumentano il rischio di ammalarsi. Alcuni di essi non sono modificabili, come ad esempio l’aumentare dell’età o la predisposizione genetica, ma su altri è possibile intervenire.

Tra questi vi sono il fumo, una dieta eccessivamente calorica con un elevato apporto di grassi di origine animale, la vita sedentaria e l’abuso di alcol. Altre cause che aumentano il rischio di contrarre la malattia sono la nulliparità (ovvero la condizione della donna che non ha mai partorito per via vaginale), l’obesità, l’esposizione ad ormoni estrogeni e terapie ionizzanti.

Sono invece considerati elementi protettivi l’avere un periodo fertile breve, con menarca tardivo e menopausa precoce, una gravidanza in giovane età, l’aver allattato per oltre un anno. Conta molto anche lo stile di vita: le donne che regolarmente fanno attività fisica, presentano un rischio ridotto del 15-20%. Questi effetti sono più evidenti dopo la menopausa, ma sembra che praticare sport fin da giovani possa diminuire notevolmente l’incidenza dei tumori al termine dell’età fertile. Infine seguire un’alimentazione quotidiana ricca di frutta e verdura, legumi, cereali integrali e mantenersi attive e dinamiche a qualsiasi età, sono abitudini che hanno un valore protettivo forte nei confronti del tumore al seno.

La diagnosi.

L’esame più importante per la corretta diagnosi della malattia è la mammografia, una radiografia dei tessuti interni della mammella, che permette di evidenziare la presenza di un nodulo, ancora prima che possa essere palpabile. La mammografia è anche in grado di rilevare la presenza di microcalcificazioni, che possono presentare un maggiore rischio di evolvere in un tumore. Inoltre è importante la diagnosi precoce della malattia, anche in caso di assenza di sintomi o segni premonitori della sua presenza.

Vi sono poi altri esami strumentali che possono concorrere a realizzare la diagnosi di tumore alla mammella:

  • l’ecografia mammaria: nella maggior parte dei casi è raccomandabile come completamento della mammografia nelle donne più giovani, quando il seno è ancora piuttosto denso. Risulta particolarmente utile per lo studio del tessuto linfonodale nei cavi ascellari e nelle altre regioni a cui afferisce la linfa dalla mammella;
  • la risonanza magnetica: un esame che utilizza un mezzo di contrasto per fornire sofisticate immagini e informazioni utili e dettagliate sulla topografia della malattia.

Nel caso in cui gli esami strumentali identifichino una formazione sospetta della mammella o del tessuto linfonodale, si eseguirà un agospirato per l’esame citologico o meglio ancora una biopsia per l’esame istologico.

Un altro aspetto importante e che non va sottovalutato è l’esecuzione dell’autopalpazione del seno, con cadenza mensile. Questa andrebbe eseguita già a partire dai 20 – 25 anni, idealmente una volta al mese in corrispondenza della metà del ciclo mestruale. Dopo i 25 anni, si consiglia di sottoporsi ad una visita specialistica.

Ovviamente le probabilità di guarigione (prognosi) e la salute del trattamento, dipendono dal tipo e dallo stadio del tumore, da alcune caratteristiche delle cellule neoplastiche e dall’eventuale compromissione della mammella controlaterale. Influiscono altresì sulla prognosi e sulle scelte dei più idonei trattamenti l’età, il peso, lo stato menopausale e le condizioni generali di salute.

Previeni il tumore al seno. Se hai un’età compresa tra i 50 e i 69 anni, aderisci allo screening mammografico ogni due anni, offerto gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale. Passa a trovarci in parafarmacia per un consulto gratuito.